I motivi per cui conosco quest’isola sono tanti. Inizialmente doveva essere un viaggio di gruppo che poi si è tramutato in un viaggio avventuroso in due. Andare in un posto senza pretese, senza aspettative credo sia la miglior cosa. Quando ho prenotato il volo per Pantelleria l’ho fatto senza pretendere nulla da quest’isola. Pantelleria mi ha stupido perché, a differenza di altre isole, è un posto che non si adegua al turista ma è il turista, ospite, a doversi adeguare all’isola.


Cose che dovresti sapere prima di andare a Pantelleria

Prima ti ho scritto che a Pantelleria dovresti andare senza pretese e aspettative. È vero. Ma ci sono alcune cose che, secondo me, è opportuno sapere prima. Il brivido dell’avventura è sempre entusiasmante ma alcuni accorgimenti non fanno mai male.


Pantelleria è un’isola quindi non è economica.

Essendomi portata una valigia piccola ho dovuto per forza portare il minimo indispensabile. Mi sono detta “va bene dai, molte cose posso trovarle lì. Che sarà mai” invece mi sbagliavo. Ricordati che sei in un’isola e le cose costano il doppio se non il triplo. E non sempre quello che cerchi trovi. Ci sono pochi supermercati forniti. Se abiti in una grande città e sei abituato/a al grande supermercato fornito avrai una specie di “shock”. È un’isola non come tutte le altre. Il mio consiglio, se prendi l’aereo, è quello di portare gli essenziali da casa (shampoo, bagno doccia etc…). Se alloggi in un dammuso portati qualche scorta di cibo da casa. Ci sono giornate in cui il supermercato è poco fornito perché ancora non ha ricevuto la merce quindi potresti mangiare (a meno che non vai sempre nei ristoranti) sempre le stesse cose. Il primo giorno la nostra spesa è stata un po’ deludente. Scaffali semi vuoti, tanta gente “sperduta” e prezzi folli. Ma è un’isola. Bisogna adeguarsi.
P.s. per gli amanti della frutta e verdura devi scovare i luoghi dell’isola. In paese, a Pantelleria, i prezzi sono alti e non sempre trovi frutta e verdura del posto.

Rete telefonica.

Arriva con la consapevolezza di “staccare la spina”. Molte volte il cellulare non ti prenderà. Ti consiglio di pianificare prima il luogo dove andare e utilizzare qualche app simile a “Google Maps” offline, senza connessione. Così non ti troverai a circumnavigare senza meta e a perderti nelle stradine interne di Pantelleria (anche se è un ottimo modo “selvaggio” di scoprire il posto)

L’isola non ha spiagge con sabbia. È solo roccia.

Se pensi di venire in un’isola dove prenderai il sole comodamente, beh, ti sbagli. Con questo non voglio dire che sarà una vacanza scomoda e che non potrai rilassarti come si deve. Ma è tutta roccia e la maggior parte delle spiagge da raggiungere prevedono dei tratti di strada anche un po’ “pericolosi” (esempio, per me, arco dell’elefante). Non fare come me con solo gli infradito : ) ti consiglio di portare delle scarpe anti scivolo da mare, adatte agli scogli

Per girare l’isola devi noleggiare un’auto o uno scooter.

In pochi giorni puoi visitare tutta l’isola ma, anche se i posti sono vicini tra loro, ti consiglio di noleggiare un’auto o uno scooter. Ho noleggiato un’auto che mi ha fatto avere direttamente all’aeroporto la ragazza che mi ha affittato il dammuso. La mia era una Panda gialla (vedrai più Panda a Pantelleria che in tutta la tua vita in un altro posto; se gialla allora hai fatto bingo) e con il pieno – ah, ovviamente la benzina è cara – ho girato per una settimana. Non male. Scegli se puoi una macchina che consuma poco e soprattutto una macchina piccola! Ti ritroverai spesso in stradine piccole. Quindi, macchina piccola.

Parla con la gente del posto.

A Pantelleria ho fatto pochissimi bagni. Ebbene sì. Sono capitata in una settimana di “fuoco” tra incendi, meduse, vento scirocco e vento maestrale. I primi giorni le spiagge erano piene di meduse. Nei giorni seguenti il vento è cambiato e ha portato il mare a essere un po’ ostile. Questo, anche perché, ho parlato solo gli ultimi giorni con i panteschi. Quelli che ti consigliano bene dove andare. Esempio. Il lago delle ondine ci sono andata quando era una “pozzanghera”. Letteralmente. Vedevo le foto nel web e dicevo “Ma questo non è il lago delle ondine dove sono io ora! Questa è una pozzanghera” sono rimasta delusa. Poi un pantesco mi ha spiegato che sono andata in un giorno sbagliato e che il lago delle ondine bisogna andare in determinati momenti. Ovviamente questo non lo sapevo ma prima di dire “andiamo qui!” se puoi, parla con le persone del posto e/o informati su “che vento tira da quelle parti”.

Se vuoi fare una “colazione tipica pantelleresca”, vai la mattina presto.

Pantelleria nel periodo estivo è piena di turisti e molte volte le cose finiscono subito. Se vuoi mangiare qualcosa di tipico, nei panifici, vai la mattina presto

PRIMO GIORNO: TRA DAMMUSI E SCOPERTA DELL’ISOLA

Quando siamo arrivati a Pantelleria la prima cosa che abbiamo fatto e andare nella casa in cui abbiamo pernottato per una settimana. Il nostro era il “Dammuso Scirafi” ed è messo in una posizione strategica ottimale. Prima di andare, ovviamente, abbiamo messo il pieno alla macchina che avevamo noleggiato e trovato direttamente in aeroporto. Dopodiché, abbiamo perlustrato un po’ il paese di Pantelleria che paradossalmente non ci “azzecca” molto con il resto dell’isola. Noi ci andavamo giusto per acquistare gli essenziali

SECONDO GIORNO: LAGO DI VENERE

Lago venere è un lago di origine vulcanica. Arriva a una profondità di 12 metri. È considerato “una spa gratuita” in quando si può godere dei suoi fanghi termali ricchi di zolfo e altri minerali. Io li ho fatti e ho avuto la pelle liscia per un paio di giorni. P.s. i fanghi si devono “seccare” completamente. Quando sei completamente bianca/o allora puoi rifarti il bagno nel lago.
Vicino al lago c’è un ristorante dove siamo stati “Trattoria da Pina”. Piatti buoni, ci siamo trovati bene (occhio ai fuori menù, quelli alzano il prezzo…).

TERZO GIORNO: CALA GADIR E PANIFICIO TERREMOTO

Il terzo giorno siamo andati a Cala Gadir. È uno dei miei posti preferiti. Se dovessi tornare a Pantelleria, tornerei sicuramente a Cala Gadir e me la godrei meglio (anche in questo caso abbiamo trovato le meduse e il posto scelto dove stare era un po’ scomodo). Prima però siamo andati a uno dei panifici più famosi dell’isola, a Khamma, Panificio Terremoto. Abbiamo preso diversi dolcetti tipici tra questi dei pasticciotti ripieni e ravioli dolci con ricotta. Il pomeriggio siamo andati a prendere un po’ di frutta e verdura da Zazà in paese (come ti scrivevo prima, se puoi cerca frutta e verdura del luogo ma fuori dal paese, magari in qualche azienda agricola).

QUARTO GIORNO: SCAURI, PANIFICIO MARRONE, ARCO DELL’ELEFANTE E LAGHETTO DELLE ONDINE

Il quarto giorno è stato quello più “pesante” dovuto soprattutto agli incendi. La mattina siamo andati a Scauri, al panificio Marrone. Ci siamo presi qualche dolcetto tipico (cannoli siciliani preparati sul momento) godendocelo nei tavolini vista mare.
Successivamente ci siamo diretti verso uno dei simboli dell’isola: Arco dell’elefante (chiamato così per la forma a proboscide tipica del mammifero). Per raggiungerla è molto importante portarsi con sé le scarpe da scoglio. È stata la meta “più tosta” da raggiungere a piedi.
Tra incendi e meduse siamo andati via presto e ci siamo diretti verso il laghetto delle ondine.
Laghetto delle ondine si trova tra punta Spadillo e Cala cinque denti. Per arrivarci è abbastanza facile. Il momento più difficoltoso è la discesa sulle rocce verso il laghetto. Per godere appieno di questo posto è necessario controllare che il vento sia maestrale. Noi purtroppo siamo andati quando c’era lo scirocco. Acqua “sporca” e cattivo odore. Nulla a che vedere con quello che è veramente il laghetto delle ondine.

QUINTO GIORNO: GIORNATA ENOGASTRONOMICA TRA CAPPERI, TRATTORIE E ZIBIBBO

Per il quinto giorno, visto il forte vento maestrale, siamo stati poco al mare e abbiamo deciso di passare il resto della giornata gustandoci i sapori del luogo
Andando verso Scauri, abbiamo visitato la Cooperativa Agricola Produttori Capperi. Ho acquistato diversi prodotti tipici, tra questi gli immancabili capperi grandi in sale marino.
Dopodiché ci siamo diretti verso l’Azienda Agricola Biologica Emanuela Bonomo. Pensavamo di trovare frutta e verdura del posto, cosa che abbiamo trovato ma c’era poca scelta (agricoltura non convenzionale ma biologica). Gli ortaggi biologici in vendita paradossalmente costavano di meno di quelli del supermercato e, ovviamente, avevano un sapore migliore. Ho comprato anche un po’ di uva passa tipica del posto.
Prima di pranzo, siamo andati in una delle spiagge in Via dello Scalo. Posto bello, peccato il mare mosso.
Abbiamo prenotato e mangiato a “Trattoria Runcune”. Il posto è meraviglioso. Interni del ristorante curati e raffinati. Abbiamo mangiato piatti tipici a base di pesce e abbiamo assaggiato il vino di loro produzione, lo zibibbo.
Il pomeriggio di ritorno verso il dammuso abbiamo pensato di farci una degustazione da Cantina Basile. Il costo a persona è di €30. Ci hanno fatto assaggiare due vini e un passito. Il vino cosa che non accade spesso durante una degustazione, viene servito e riservito. Il cibo è stato uno dei migliori che abbiamo provato durante la settimana a Pantelleria. Fresco, colorato e Made in Sud.

SESTO GIORNO: GROTTA DI BENIKULA’ E AZIENDA AGRICOLA ALMANZA

Il sesto giorno ci siamo diretti verso la Grotta di Benikulà. Una “sauna naturale” in una grotta, in montagna. C’è un vapore incredibilmente caldo che esce dalle fessure delle rocce. Tutto questo grazie alla natura. Noi siamo stati sfortunati, erano già le 11 e la grotta era piena. Consiglio di andarci la mattina presto o durante il tramonto. Si possono fare anche delle escursioni.
Il pomeriggio siamo stati accolti da Danny Almanza dell’Azienda agricola Almanza. È stato un bell’incontro e grazie a Danny siamo riusciti a scoprire la storia e la cultura dell’isola. Durante la degustazione abbiamo provato i suoi vini, l’origano di Pantelleria e il miele che solo lui su tutta l’isola riesce a fare. Consiglio di chiamare Danny e prenotare una degustazione da lui.

SETTIMO E ULTIMO GIORNO: BALATA DEI TURCHI E OSTERIA TIPICA

Per l’ultimo giorno di mare ci siamo avventurati verso Balata dei Turchi. È un’enorme scogliera alta 300 metri che ha una piccola spiaggia rocciosa. L’arrivo è “mediamente” impegnativo. Il mare era molto agitato e, anche in questo caso, c’erano molte meduse (ho visto più meduse a Pantelleria che in tutta la mia vita). È una delle mie spiagge preferite – al pari di Cala Gadir – anche se con un approccio “molto più wild”. Il mio consiglio è quello di andare la mattina, portare da mangiare, un buon libro e tanto relax. Sei totalmente disconnesso/a in questo posto perché non c’è linea telefonica e nessun punto di ristoro.
A cena siamo andati da “Osteria il Principe e Il Pirata”. Abbiamo mangiato abbastanza bene (mi verrebbe da dire dove abbiamo mangiato male a Pantelleria?) trovando una vasta scelta di piatti tipici. Tra questi ho finalmente provato il cous cous alla pantesca e degli ottimi passiti DOC


Considerazioni finali

La prima volta che ho sentito la frase “Pantelleria… o la ami o la odi” non ne capivo il senso. Ora lo capisco. È un’isola in cui vuoi tornarci quanto prima o non vuoi tornarci più. C’è molto vento, le spiagge non sono sicuramente facili da raggiungere, i primi giorni (ma anche gli ultimi) potresti perderti e Google Maps potrebbe mandarti in stradine sperdute. Ma ha un’atmosfera magica e affascinante. La sua anima è vulcanica, marittima, ventosa e, soprattutto, isolana. Se riuscirai a capire Pantelleria, lei, ti darà tutto questo.